Saturday, August 30, 2008

JAMAIS VU fanzine.



Pillado de:



Hola, soy awixumayita. Muchos me conoceréis por el blog La niña de las naranjas o por mi colabaración como consultora sexual en el ya fallecido Mapablog.Pero hoy no vengo a hablaros de mí sino de Jamais Vu Fanzine, un nuevo proyecto en el cual me he involucrado (mas como relaciones públicas y secretaria que otra cosa) junto a los diseñadores graficos (o proyectos de) Javier Triviño y Daniel Tudelilla.Pues bien, si en la anterior entrada dijimos "no preguntes", ahora decimos todo lo contrario. Cualquier duda que tengais hacédnosla saber, ya sea comentando en este post o mediante un correo electrónico a jamaisvufanzine@gmail.com, y nosotros intentaremos contestaros lo antes posible.No obstante, ahora intentaré aclarar las dudas mas comunes:El formato del fanzine sera' Dina5 y, en principio, en color. En caso de que hubiera algún cambio y tendríamos que hacerlo en b/n, nosotros nos encargaremos de pasarlo a escala de grises.La extensión maxima en relato, poesía y demas cosillas literarias es de dos Dina4 (dos folios, para entendernos).Sobra decir que el género nos da completamente igual. Eso sí, enviadnos por favor el material literario como archivo adjunto en formato word.Ilustración, fotografía, cómic y demas cosillas graficas podéis enviarnoslas en cualquier extensión (pdf, psd...)Enviadnos también, junto a vuestros archivos, la dirección de vuestra web o blog, e-mail, y una pequeña biografía de unas 5 líneas.Y poco ma's...

Thursday, August 28, 2008

The man with the beautiful eyes


The Man With The Beautiful Eyes
Cargado por sangrepolar

Marco Ferreri y su visión de Bukowski

El estilo es la respuesta a todo

Tom Waits leyendo a Bukowski.


the laughingheart de bukowski lu par tom waits
Cargado por laughingheart

The Laughing Heart

your life is your life

don’t let it be clubbed into dank submission.

be on the watch.

There are ways out.

there is a light somewhere.

it may not be much light butit beats the darkness.

be on the watch.

the gods will offer you chances.

know them.

take them.

you can’t beat death butyou can beat death in life, sometimes.

and the more often you learn to do it,

the more light there will be.

your life is your life.

know it while you have it.

you are marvelousthe gods wait to delightin you.

Charles Bukowski

Poema de la colección póstuma Betting on the Muse (1996).

Wednesday, August 27, 2008

"Pulsión de muerte", por Evelyn Palma / Video Trauma under construction


"La Pulsión de muerte tiende a la reducción completa de las tensiones, o sea, a disolver al ser vivo al estado de materia inorgánica, tendencia a la destrucción de las unidades vitales, a la nivelación de las tensiones y al retorno al estado inorgánico, considerado como el estado de reposo absoluto. Las pulsiones se dirigen primariamente hacia el interior, tendiendo a la autodestrucción (pulsión de destrucción), y en un segundo momento se dirigirían hacia el exterior (pulsión agresiva). Esta idea de que la pulsión de muerte es el empuje por el retorno a la materia inorgánica supone la concepción de que todo ser vivo fue en un "antes" un "ser no vivo"; por lo tanto, la satisfacción de la pulsión sería un retorno a un estado anterior. La pulsión, destructora del organismo hacia sí mismo, hace tender al deseo de desintegrarse y de conducirse hacia un estado de inorganicidad, pero este deseo se convierte en inofensivo cuando pasa de la pulsión destructiva hacia la pulsión agresiva, o sea, hacia un objeto externo, misión facilitada por la constitución del sistema orgánico vinculado a la musculatura. Para Freud, parte de esta pulsión agresiva se pone al servicio de la sexualidad, por ejemplo en el sadismo. Cuando la pulsión destructiva se convierte en pulsión agresiva, parte de ella permanece en el organismo evidenciándose en el proceso del masoquismo primario. Las pulsiones de muerte se contraponen a las de vida en esta nueva concepción teórica, ya que las anteriores pulsiones esbozadas por él (autoconservación y sexuales) constituyen en esta nueva visión de la pulsión, las pulsiones de vida. El principio que rige directamente esta pulsión es el de "Nirvana", ya que éste es el principio económico de la reducción de las tensiones a cero, en tanto el principio del placer representa la exigencia de la libido".


Tomado de:

Pinchazos
"Autrodestruccion al límite
el sentimiento íntimo
el sentimiento mismo.
prefiero autodestruccion a mentirme".
(extracto del blog de una suicida potencial de 23 años que se definía a sí misma com "artista del odio", cedido por una amiga como "lectura de inspiración" para esta experiencia videotraumática)

(foto: Vukusic / Montaje: Vara)

guión: Vara/Vukusic

art must be beautiful, artist must be beatiful, de dani montella

Sottopelle, de Dani Montella.

Sottopelle ho veleno che scorre. Vene blu. Sono maligne. Le strapperei una per una dai polsi e le ingoierei a forza. C'è qualcosa di crudele che scivola lezioso appena dietro le unghie. Serra la trachea. Alzo le mani verso la luce, le vedo. Le studio. Le osservo. Le capisco. Pallide pallide e tutte ossa. Coperte. Che quasi si muovono. Ho un liquido che mi si dilaga dentro, stacca la pelle dal corpo. Tessuti lacerati. Perdo la vita. C'è aria, fra la pelle e me, si sta gonfiando tutto. Ho il sangue scoperto. Gli spifferi mi fanno rabbrividire. Sottopelle qualcosa mi sta spogliando. Sarò un pezzo di carne che sanguina. Con gli occhi. E la vita al di sotto di essi che se ne va. Seni straziati che perdono inchiostro e labbra nere immonde. Non è una metafora. Immagino solo in bianco e nero. Ma vedo coi colori. Per pensare devo stringere le palpebre. Quando il veleno mi toglierà la pelle mi cadranno anche quelle e non potrò più dormire. Vedrò in eterno la luce, la polvere seccherà le lacrime. Staccherò ogni fibra per smettere di soffire. Finirò in un angolo cieca e nudissima. Riderò. Già rido. Pensavo fosse un'eco, pensavo fosse un film, uno spettacolo di varietà, vaudeville, felicità rappresentata perché altrimenti non si riconosce. Invece ero io. A prepararmi per il mio funerale. Voglio una tomba di ebano. Sottopelle. Qualcosa. Sono in un angolo e sto per morire. Hai mai pensato che forse ti amo? Perchè mi accarezzi e sono liscia, e sotto ho schifo che trasuda e può infettarti. Stai attento. Hai mai capito che ti odio? Forse ti bacio. Forse vomito. Vedo conati. Forse ti faccio morire soffocato nel mio vomito. Poi ti chiedo scusa perchè ti amo. O forse no. Il veleno confonde i pensieri. Non devo farmi più. Ma è tutto così bello. Quando mi illudo. La vita è così dannatamente, fottutamente, perdutamente triste. E quando ho veleno sottopelle penso che sto morendo e sono contenta. Magari ti porto con me. Ci faremo per sempre. Ti piacerà. Saremo strafatti e scoperemo e godremo come pazzi, perchè siamo noi e noi siamo imbattibili. Il marcio mi illude. Ma io voglio credergli con tutto quello di integro che mi rimane. Meglio un'illusione che questo. Questa parete lercia. Questa vita di piume che volano e fuggono. Non ho niente se non il momento in cui un ago mi trafigge il cuore e io libero -- libero/me. Mamma mi tiene per mano e io ho sei anni e ho i codini. Ho dodici anni e lei non è morta. Sono libera e posso avere tutto. Rinchiusa fra sbarre immaginarie, incatenata e senza ossigeno, con i pensieri che si annebbiano e la testa che mi scoppia, e una voce che urla 'basta, basta, basta' io sono davvero libera. È quello che sono. Ho sfidato arpie e rapaci per essere così. Non voglio altro. Posso avere quello che voglio.Sottopelle.Questa sensazione di viscido che non posso lavare. Questo orrore. Questo tunnel nero di cui io intravedo la soglia. Tubo catodico. Un giorno sarò in televisione. Sarò una stella. Avrò una bellissima piscina, mi siederò ogni sera sul bordo e mi farò, e tu sarai con me, e saremo talmente felici che ci sembrerà di scoppiare. Tanta felicità non basterà per i nostri soli corpi. Si spanderà. Sarà luce su di noi. Saremo bellissimi. Stelle sul bordo di una piscina. Ricchi famosi e vuoti. Saremo luridi bastardi, viscidi vermi, squame decomposte. Peccatori. I peccatori più incantevoli di tutti. Mi guarderai negli occhi. E mi dirai che mi ami. Come lo dici prima di fare pompini ad un represso padre di famiglia. Come lo dici quando sto per salire sull'auto di uno stronzo per lasciargli godere dell'unico buco che non mi sono fatta da sola. Sarà come lo dici sempre. Ma noi saremo belli. Saremo ricchi, illusi, vuoti, persi, derelitti. Moribondi. Scandalosamente in.na.mo.ra.ti... Liberami. Fatti spazio su di me. Taglia le nuvole. Facilitami la strada. Non so più camminare. Cado? Volo? No. Vado giù. Taglia la terra per me. Sposta i vermi che ci sono sul cammino. Ho qualcosa. Nessuno può tenermi mentre cado.Sottopelle c'è piombo. Affondo.
(Si chiamava Sara. Questo è stato il suo ultimo pensiero prima di morire per overdose, il 15 Maggio del 2006.)



DaniMontella
Estilo: Arte
Cosa non darei per avere un'altra vagina, magari sulla mano. Un palmo con l'optional della figa. Non sarebbe fenomenale?Jus' rage under my skin.Canale deberlusconizzato, detruzzizzato, debimbominkiasizzato - destronzizzato, possibilmente. Nombre: Daniela Edad: 22
Cuidad natal: Napoli País: Italia Profesión: Scrittrice/Aiuto-regista/Attrice Intereses y aficiones: Rompere il cazzo può essere definito come hobby, sì? Ci tengo, anche perchè stracciare le palle al mondo mi diverte tantissimo. Películas y espectáculos: Twin Peaks. Música: Danny Elfman, Burzum, Iron Maiden, Cradle of Filth, Nightwish, Bach, Smashing Pumpkins, Gem Boy (ebbene SI'), Beethoven, H.I.M., Skunk Anansie, Rammstein, Marilyn Manson, Subsonica, Onmyouza Libros: Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac, Elianto di Stefano Benni, Guida Intergalattica per gli autostoppisti di Douglas Adams, A me le guardie! di Terry Pratchett, Middlesex di Jeffrey Eugenides, Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, tutta la bibliografia (o quasi) di Oriana Fallaci Sitio web: http://idraelen.splinder.com

Monday, August 25, 2008

Editorial El Gaviero.



La poesía, desde un punto de vista editorial, siempre ha contado con dificultades para llegar a un público mayoritario. Desde Almería , la editorial literaria El Gaviero, que tiene su origen en la Universidad de Alcalá de Henares y en la revista "Salamandria", se ha especializado en hacer atractiva la poesía a través de libros con una edición muy mimada donde importa tanto el contenido como el continente. Cualquier libro de esta pequeña editorial puede convertirse en un objeto-sorpresa del que se desprenden los más variados elementos puestos al servicio de la poesía. En nuestro En paralelo conocemos a esta editorial y algunos de los autores que trabajan con ellos, entre otros, el músico Javier Corcobado que recientemente ha editado un libro de poemas con ellos.

bukowski films









La Congelada de Uva


Fotomontaje de Bele.




Congelada de Uva en su última performance. El camino de la "autodestrucción" no ha hecho más que empezar. El desafío en la expresión de su mirada nos lo deja más que claro. Y nadie nos dice que este camino vaya a ser agradable.

Sunday, August 24, 2008

De la piel pa dentro mando yo

Mil Dolores Pequeños.

Esta canción es la adaptación musicalizada de un texto del filósofo y jurista Antonio Escohotado, extraído de su obra Para una fenomenología de las drogas. Se le considera como un contundente alegato antiprohibicionista, que sale a flote perfectamente al ritmo marcado por una sonora guitarra.


Escucha una cosa que te voy a decir

Sólo de la piel pa dentro mando yo
Si no hay nadie en casa, escondido en el armario,

de la piel pa' dentro comienza mi exclusiva jurisdicción,

puedo elegir en un arrebato de alborozo,

puede o no cruzar esa frontera.
Soy un estado mando y soberano sin moneda,

y las lindes de mi piel me resultan más sagradas

que los confines de cualquier país
El mundo, está lleno de bocas, hambrientas,

de estómagos, repletos,

de uñas con ojos que te clavan la mirada,

y de colonias de hongos,

que no siempre huelen bien.


Corcobado en Méjico.




¦ El músico nacido en Frankfurt causó euforia la noche del jueves en el teatro Metropólitan
Javier Corcobado, errante entre lo fino e indelicado de su lirismo
¦ Siempre intento conservar el espíritu de aprender e impregnar todo lo que hago de poesía, dijo
¦ Aislarme sirvió para mirar la vida con cariño, expresó al abordar su retiro de los escenarios
Jorge Caballero
Con Corcobado la euforia alcanzó un nivel de proporciones apocalípticas, como pocas veces se ha visto en el recinto del Centro Histórico La noche del jueves el músico/poeta Javier Corcobado ofreció en el teatro Metropólitan un memorable concierto armado con un arsenal iridiscente de lo más granado de su obra, así como con un manojo de nuevas coplas que vendrán contenidas en su próximo disco A nadie; una actuación para no olvidar, donde Javier Corcobado deambuló de la fineza a lo indelicado de su cabrona poesía musical, o sea, exactamente, su sello personal.Como telonero estuvo el grupo San Pascualito Rey, cuyos integrantes cumplieron cabalmente lo que debe ser un grupo abridor, potente e inverosímil sonido, buenos manejos instrumentales y juegos de luces. Inclusive, por momentos la euforia del público hizo pensar que el boleto se había pagado por ellos; certeza imaginaria, pues, a pesar del buen nivel mostrado, al pisar el escenario Javier Corcobado todos los asistentes se pararon para recibirlo y la euforia alcanzó un nivel de proporciones apocalípticas, como pocas veces se ha visto en el recinto del Centro Histórico.Antes del concierto, Javier Corcobado platicó con La Jornada, y adelantó: “El público que asista a este concierto explorará y experimentará determinadas sensaciones que no consiguen al escuchar a otros artistas, porque intentamos ser de verdad en el escenario y transmitir mucha rabia, mucha ternura, mucha fuerza e intensidad”. Y lo consiguió por mucho; además, habló de su deseo de abandonar la música, las causas que lo hicieron regresar, del papel preponderante del lenguaje en su obra y del público mexicano.Un poco de historiaJavier Corcobado nació en Frankfurt. Su trayectoria comenzó a principios de la década de los 80 a la cabeza de “grupos de ruido” (como él los define), como Cuatrocientosveintinueve Engaños, Mar Otra Vez y Demonios tus Ojos; a su vez, colaboró con artistas como Eva Liberten y La Caída de la Casa Usher, propuestas musicales vanguardistas en la época de la movida española; a partir de 1989 inicia su carrera como solista con su disco debut, Agrio beso, y ese mismo año edita también su primer poemario Chatarra de sangre y cielo. Carrera musico-poética que ha tenido algunos momentos de parálisis, pero se ha mantenido hasta el momento.Para comenzar, Corcobado abrió fuego al afirmar: “Casi siempre he usado el mismo lenguaje, pero de alguna manera intento aprender algo más de éste que me sirva para el concepto de canción, composición e interpretación; pero, con el afán de que se trate más de una evolución que sólo un cambio de lenguaje... en mi trabajo siempre reflexiono de manera inconsciente e intento conservar siempre el espíritu de aprender y no conformarme con lo que está hecho, sino intentar mejorarlo, y en el caso de la poesía, todo lo que hago intento impregnarlo de ella”.Acerca de cómo ha influido el público en España y México, el músico dijo: “En ambos países siento que el público mantiene cierta lealtad, muchos que se han ido ya no están en la sala de guerra; pero es curioso ver desde el escenario ciertas caras que siguen asistiendo a los conciertos durante muchos años, lo cual me llena de orgullo y satisfacción”.Prolongó esta respuesta, pero sobre su percepción de la música, dijo: “No puedo dar mi opinión de cómo veo el mundo musical en España y Latinoamérica, porque llevo unos seis años aislado de todo lo que ocurre en la escena musical actual... lo que sí puedo decir es que este aislamiento me ha servido para mirar dentro de mí, conseguir cierta serenidad, para generar ciertas obras y para mirar la vida con cariño”.Al reflexionar sobre su condición creativa y la edad, Corcobado dijo: “No hay edad para lo que hago; es decir, si alguien está dentro de determinado estilo musical se le acaba el tiempo. Muchas veces he intentado dejar el mundo de la música, pero hace poco tomé la decisión de no hacerlo, porque creo en lo que hago con mi banda, y la música que creamos no tiene edad, puede permanecer perfectamente durante muchos años”.Se le cuestionó sobre los argumentos que le sembraron la idea de abandonar la música, y respondió: “Diferentes circunstancias a lo largo del tiempo... creo que lo peor que le puede ocurrir a una persona es que se sienta inseguro de sí mismo, porque todo se va desvaneciendo alrededor... por ciertas circunstancias decidí dejar los escenarios y la grabación de discos, pero siempre volví; al cabo de un tiempo siempre he vuelto. Ya regresé y aquí me quedo hasta que el cuerpo, la mente y el espíritu aguanten”.El próximo 29 de agosto Javier Corcobado actuará en Guadalajara, para después regresar a la ciudad de México, el 30 de agosto, al Hard Rock Live, y cerrar su mini gira el 6 de septiembre en Puebla.



Nuevas tecnologías desculturizan


Corcobado tiene un gran legado musical. Foto: OEM
Alerta CorcobadoEl tejedor de sueños afirma que los conciertos en vivo son lo mejor, y que actuará en el Metropólitan

El Sol de Cuernavaca
18 de agosto de 2008
Ricardo HernándezMéxico, 17 ago (OEM-Informex).- Corcovado (sic), el músico de rock nacido en Frankfurt, Alemania, pero de raíces españolas, quien se presentará este 21 de agosto en el teatro Metropólitan, donde alternará con la banda mexicana San Pascualito Rey, señaló en exclusiva a EL SOL DE MEXICO que la utilización de las nuevas tecnologías musicales desculturizan especialmente a los jóvenes, que son los que más recurren a ellas, en especial al llamado MP3."Desde luego, esa opción es maravillosa y como herramienta es utilizada por muchos nuevos artistas que suben su música para ser difundida sin tener que recurrir a una transnacional para recibir el apoyo, pero también tiene sus aspectos negativos, como es la obsesión por almacenar la mayor cantidad de música y la gente que lo hace ya no se preocupa por la calidad y la cultura musical, sino más bien por lograr tener cuatro días de música, cuando muchas veces no saben ni lo que tienen grabado ni cómo se llaman las canciones ni los intérpretes", explicó el cantautor y guitarrista durante el receso de sus ensayos en un estudio de grabación en la colonia Condesa, previos a los conciertos que también lo llevarán el 29 de agosto a Guadalajara y el 6 de septiembre a Puebla, además de un acústico en esta capital con fecha por confirmar.Sentado en una sala de descanso y mientras disfrutaba de una cerveza y un cigarrillo, "El Duque del Ruido", como también es conocido, agregó que los avances en internet logran una difusión universal sin tener que recurrir a mediadores, pero consideró que no hay como un buen equipo de audio con altavoces para disfrutar de los sonidos y las letras."Si se puede escuchar un disco de vinil, es bueno; si es en casete, maravilloso; si se trata de un CD que sea en audio y que no esté comprimido, pero sin duda la mejor forma de escuchar música es acudiendo a los conciertos", expresó el músico de 45 años.Sobre su actuación del 21 de agosto en el Metropólitan, Corcobado comentó que se trata de un sueño cumplido, ya que conoce ese sitio únicamente a través de fotografías y está fascinado por actuar ahí.Cuestionado sobre si se considera un tejedor de sueños, como nombró a su grabación de hace un par de años, dijo sentirse más bien un aprendiz de tejedor de sueños, y exhortó a que la gente nunca deje de tener deseos y tratar de concretarlos."Cuando era niño siempre desee ser cantante y afortunadamente aún tengo fuerza para seguir haciendo shows intensos como espero que resulte el del próximo jueves, en el que estaré acompañado de los músicos españoles Salvador Soto en el bajo, Jesús Alonso en la batería y mi mujer Paula Grau en los sintetizadores. Además, en la guitarra estará el mexicano Edgar Torres, un viejo conocido que ha trabajado conmigo en otros proyectos", anunció el cantautor que viene de forma esporádica a nuestro país desde 1992, pero aseguró que ahora tiene la intención de venir más seguido, por lo que el año entrante tiene planeado realizar una extensa gira que lo lleve a recorrer las ciudades más importantes del país, incluyendo Querétaro, León, Tijuana y Monterrey.En cuanto al repertorio a incluir en sus próximas actuaciones, adelantó que los asistentes podrán escuchar algunas canciones de su nuevo disco que llevará por nombre A Nadie (que dará nombre a su próxima producción que aparecerá a mediados de enero del 2009, con el apoyo de la disquera independiente Intolerancia), así como otras de anteriores producciones, como será el caso de Dame un Beso de Cianuro. Además, entonará la letra de Carta al Cielo y La Magia Automática de tu voz.EL MUNDOSobre su actual visión del mundo, Corcobado afirmó que se vive una época de hipocresía en el comportamiento del ser humano, por lo que en sus canciones hace referencia a ese tipo de situaciones."Me gusta explorar el comportamiento de las personas entre sí. Advierto ahora mismo una falta de compasión y piedad, y visualizo que lo único que prima es el dinero y eso no cambia. Si pudiera hacer algo por este mundo, sería abolir la existencia del dinero. Creo que sería bueno, pero también es una utopía muy antigua porque el dinero es como una enfermedad y a la mayoría de la gente es lo que más le importa."A mí, la cuestión económica me importa mucho menos que lo artístico, pero sí requiero de ganancias que obtengo a través de mis conciertos para seguir en la lucha por la sobrevivencia", culminó convencido el músico que radica actualmente en Almería (una pequeña población al sur de Madrid), a donde espera regresar para seguir cumpliendo sus sueños musicales y de escritor, por lo que también ya prepara otra novela para dar seguimiento a sus publicaciones Tejedor de Sueños y El Amor no Está en el Tiempo.LA HISTORIA DE CORCOBADOJavier Corcobado comenzó a principios de la década de los 80 encabezando "grupos de ruido" como Cuatrocientos Veintinueve Engaños y Mar Otra Vez; a su vez, colaboró con artistas de espectáculos de vanguardia, Eva Liberten, La Caída de la Casa Usher, etcétera, justo en la época posmoderna de la llamada Movida Española.Con Mar Otra Vez grabó tres discos, entre 1985 y 1987; material que por ahora no han sido editado en CD (aunque ya se encuentra en tratos para hacerlo) y cuyas copias en vinilo actualmente se consiguen a muy alto precio. Hay incluso un EP de Mar Otra Vez al lado de Aviador Dro, de carácter sobriamente experimental, una pieza muy buscada por los coleccionistas.Mar Otra Vez fue uno de los grupos más arriesgados, crudos y estruendosos, en el sentido más controvertido del rock and roll, de mitad de los ochenta. Su influencia se dejó sentir hasta en la música electrónica e industrial que se programaba en las discotecas de aquellos momentos.Tras una traumática disolución de la banda, Javier intentó iniciar su carrera en solitario en 1988. El conato se materializó en un nuevo grupo de blues desgarrado y rabioso: Demonios tus Ojos, con el que grabó un solo disco homónimo y la agrupación, integrada por Javier Colis, Nacho Colis y Javier Almendral, duraría solamente un año. Hicieron conciertos de sonoridad extrema, irrepetibles e inolvidables, entre los que cabe destacar los compartidos con Sonic Youth en Barcelona y Madrid, y el de despedida de la banda en la sala madrileña Y'asta, iniciando así la faceta solista de Corcobado con el disco Agrio Beso, acompañado de Los Chatarreros de Sangre y Cielo.Pero será en 1991 cuando se involucre en cuerpo y alma en la creación de canciones dotadas de enorme belleza, estridencia y desesperación. La poesía se atornilla a las letras y la música.Curiosamente, en esta primera mitad de los años 90 hubo muchos grupos, unos consagrados y otros noveles, que se interesaron por las letras de Corcobado y pidieron su colaboración en este sentido: Esclarecidos, Enemigos, Gabinete Caligari, Clónicos, Nacho Laguna, Susana Cáncer, Zü, Suso Sáiz, Calamaro, entre otros.Fue también en esta década cuando publicó su segundo libro de poemas, El Sudor de la Pistola 13, y cuando aparecieron sus dos volúmenes de Boleros Enfermos de Amor, en los que interpretaba, a su manera, clásicos de Javier Solís, Olga Guillot y Armando Manzanero.Hacia la segunda mitad de los años 90, Corcobado vivió una interesante aventura con el emergente grupo asturiano Manta Ray. Inmediatamente después grabó su disco más desafortunado y desangelado: Corcobator, no carente, eso sí, de algunas sobrecogedoras canciones, como Dame un Beso de Cianuro.A partir de 1999, Javier abandona Madrid y se va a vivir a La Coruña con la intención de descansar, recuperarse y reflexionar. A finales de 2001 vuelve a cambiar de residencia y se instala en México, DF, donde comienza la composición de un nuevo LP, Fotografiando al Corazón, que vio la luz en España en el 2003, tras cuatro años de desaparición pública, tras lo que viaja a Almería y desde ese lugar mágico entre el desierto y el mar prosigue su prolífica trayectoria artística.


FUENTE: http://www.oem.com.mx/elsoldecuautla/notas/n816938.htm

Thursday, August 21, 2008

Indezencia en POmarderground 2008 (Uncensored)






Indezencia show pomarfest 2008
Cargado por varaneurotika



Advertimos que este video puede herir sensibilidades.


Entrevista a Déborah Vukusic.


Déborah Vukusic, mitad gallega y mitad croata, escritora y actriz, ha publicado uno de los libros de poemas estéticamente más originales y temáticamente más desgarradores de los últimos tiempos: Guerra de identidad (Ediciones Baile del Sol. Colección DelEste), donde recuerda su infancia y adolescencia, su relación con sus padres y sus abuelos, los efectos que ha tenido en ella la guerra en la ex Yugoslavia y donde parece preguntarse quién es y qué debe a todo lo vivido.


1. La sensación tras la lectura de Guerra de identidad no se olvida fácilmente: desolación, dolor, pero también esperanza y mucho espíritu de lucha. ¿Fueron estos poemas una manera de enfrentarte a los fantasmas, una manera de sacarlos de debajo de la cama para que dieran menos miedo?
Sí (a veces pienso que si digo un "sí" tan rotundamente lograré que de una vez y para todas desaparezcan) pero has dado en la clave. Se trata de una manera de enfrentarme a ellos y se ha convertido en una guerra que todavía no he vencido y de la que me parece que no saldré ilesa. Ahora se me repite constantemente esta batalla, cada vez que alguien me pregunta o me dice que ha comprado mi "bebé". Uno no puede evitar lo que es y, sobre todo, cuando esta identidad es una derivación y fruto de unas circunstancias.


2. En algunos versos, aparecen breves comparaciones entre lugares (las playas de Galicia y de Croacia), personas (tu padrastro, que te salva del frío y del fuego, y tu padre, que genera fuego y frío; también se ven contrapuestos los sentimientos por tu padre ausente y por tu madre o tus abuelos, presentes y cercanos). ¿Has sentido que esas dos mitades de tu vida eran una suma positiva o que eran una línea divisoria dolorosa?
Me considero una mezcla, una fusión de razas y culturas, una sangre suma-da-mente impura y positiva pero también una persona dividida, fuertemente divida y en busca constante de equilibrio y plenitud. Con la suma de nuestra estructura genética (la unión de cromosomas) y nuestras experiencias vitales, resultamos una entidad, no sé si mejor o peor, ni tampoco si a salvo o herida pero sí, sentida.


3. Los versos sobre la guerra son hermosísimos y de una crudeza que deja al lector conmocionado. ¿Cómo te ha afectado la guerra de la ex Yugoslavia y el hecho de que tu padre hubiera participado en ella?
Guerra de identidad valora positiva y negativamente la crudeza de la niñez y la adolescencia. Sin embargo, esta crudeza está filtrada por el paso del tiempo y la perspectiva que me dieron los 26 años, MI perspectiva. Si lo volviera a escribir hoy te aseguro que cambiaría muchas cosas para no herir sentimientos ajenos pero uno no puede negar de dónde viene, las cosas que más cicatrices le dejaron, ni los altos en el camino que no se borran jamás. Mi padre y yo no nos hablamos a raíz de la publicación del libro, aunque considero que, en cierta medida, es un personaje redimido. Ya sabes que el conflicto en los Balcanes aún no ha terminado, porque se siguen viendo en las noticias que hay juicios pendientes y que la sociedad intenta avanzar pero acarrea el lastre del pasado, ese subconsciente colectivo. Mi sensación es que he tenido la guerra en casa pero la he visto con los ojos de una niña, que no entiende, y que la estructura desde los 26 para intentar explicarme quién soy.


4. Se dice en la contraportada de tu libro que éste está a medio camino entre el testimonio poético y el monólogo teatral. Yo también tuve esa sensación al leerlo. ¿Has enfocado este libro de poemas así, como un testimonio/monólogo? ¿El hecho de ser actriz ha influido en la manera de escribir estos versos?
Sí, surgió a partir de un taller teatral. Soy "escritriz" (escritora y actriz) así que ineludiblemente combino ambos mundos e influída por Brecht, poeta y dramaturgo al que admiro con devoción. Creo, que él me perdone, que se trata de un poema testimonio a su uso.


5. Nombras en un poema la película The velvet goldmine. Imagino que además de la literatura, el hecho de ser actriz hace que tus influencias a la hora de escribir proceden también del cine. ¿Qué películas o qué directores están más cercanos a tu forma de concebir el arte, tanto estética como temáticamente?
Degusto a Angelopoulos, viajo con Medem, me emociono con Coixet y Aristarain... Me chiflan la plástica de Carlos Saura y la fotografía e imaginería de Tim Burton. Lars Von Trier me parece un vanguardista, un investigador nato o Jim Jarmusch. Orson Welles, Billy Wilder, Won-Kar-Wai, Kusturica... tienen un lenguaje personal que me fascina. Scorsese... Podría decirte tantos...


6. ¿Cómo es tu proceso creativo? ¿Cómo te enfrentas a la hoja en blanco cuando una idea te ronda la cabeza?
Los procesos creativos para mí suelen ser bastante obsesivos, tanto cuando interpreto como cuando escribo. Procuro llevar siempre conmigo el texto que estudio, algo con lo que escribir y una cámara para robar almas, como dicen de los indios... En teatro procuro bucear de otra forma y compongo a veces a partir de partituras físicas, de un perfume, un cuadro o unas palabras. En literatura, escribo cuando lo necesito, (siempre lo llamo vómito), y después lo reviso, lo reviso y lo reconstruyo hasta que estoy "medianamente" satisfecha. Tengo cuadernos en los que escribo atisbos de maravillas y otros en los que sólo hay porquerías. Ahora el ordenador me coloca frente a las palabras (con lo que el cambio evoluciona quizá más rápido), me acompaño de algo fresquito que beber, un paquete de cigarrillos y a escribir cuando un algo inexplicable me lo ordena. Alguien me dice ahora que hago algo extraño en mi proceso y de forma quizá diferente a otros autores? Se dice que la creación es un acto en soledad, pero yo siempre les entrego borradores a mis "mentores" o gente de la que quiero una opinión o perspectiva. Quizá esto provenga de los procesos creativos del teatro, puede ser. En todo caso, me gusta la comunión y la receptción personal del "objeto y del hecho artístico".


7. ¿Cuáles han sido los autores y los libros que más te han marcado?
Cortázar Rayuela, reconozco en mí la lectura de los poetas de la experiencia y ahora los de la conciencia, Bataille Lo imposible, Borges Ficciones, Pessoa Livro do desasosego, Poe Extraordinary Tales, Brecht (uff...), Shakespeare (otro uff de listado mayor)... Lorca... Sexton (recomendación total), Nin (los diarios), Miller con sus trópicos y también Arthur con su teatro... Sí, quizás demasiado clásicos.


8. Me gustaría que nos dijeras cuál ha sido el último libro y la última película que te han impresionado.
Quizás: "Caramel" de Nadine Labaki y En las tierras de Goliat de David González.


9. En la actualidad, ¿qué proyectos tienes a la vista como escritora y actriz?
Como actriz estoy con The Cardenio Project, una obra de Yelmo de Mambrino Teatro en cooperación con la Harvard University y a la espera de resultados de pruebas. Como escritora, acabo de terminar un poemario que llevaba a cuestas desde hace años y que es una revisión del amor cortés, una apuesta descontextualizada con referentes clásicos y universos oscuros en una línea totalmente distinta a Guerra de identidad (aunque me falta encotrarle el título definitivo, como siempre). Estoy rematando con una colección Poe+ des-colok2 de forma independiente, que también me está atareando, y con el guión de un largometraje que esperamos que vea la luz en un par de años. En cuanto a publicación, participo en una antología de 23 mujeres, una edición de Vicente Muñoz Álvarez para la editorial Baile del Sol, y que tiene previsto salir en el primer trimestre de 2009.


10. Para terminar, voy a hacerte una de las preguntas (en mi opinión) más difíciles de contestar para un escritor: ¿por qué escribes?
Escribo para denunciar y denunciarme vicios y obsesiones, para sublimarme a lo Herbert Marcuse, para vomitar y que no haga costra, como medio de comunicación y como combate contra mí misma.
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Tuesday, August 19, 2008

autores que cantan


the bitter end (... para Deb)


Placebo - the bitter end
Cargado por Sasuke65

Para Deb, con un guiño de complicidad suicida...

el amargo final

DESDE QUE NOS SENTIMOS TAN ANESTESIADOS

EN NUESTRA ZONA DE CONFORT

ME RECUERDA A LA SEGUNDA VEZQUE TE SEGUÍ A CASA

NOS QUEDAMOS SIN EXCUSAS

EL DOS DE MAYO

ME RECUERDA EL VERANO

EN ESTE DÍA DE INVIERNOTE VERÉ EN EL AMARGO FINAL

CADA PASO QUE DAMOS ESTÁ SINCRONIZADO

CADA HUESO ROTO

ME RECUERDA A LA SEGUNDA VEZ

QUE TE SEGUÍ A CASA

ME COLMAS CON CANCIONES DE CUNA

MIENTRAS TE MARCHAS

ME RECUERDA QUE ES PERDER EL TIEMPO

EN ESTE FATÍDICO DÍA

TE VERÉ EN EL AMARGO FINAL

(DESDE EL MOMENTO EN QUE INTERCEPTAMOS

TIENE PINTA DE SUICIDIO

LENTO Y TRISTE,

CRECE DENTRO DE NOSOTROS

DESPERTAR Y VER QUE ERES MÍA

EL AMOR TE HA VISTO DAR VUELTAS

¿QUIÉN QUIERE SOLICITARTE AHORA?

QUIERO PAZ

LLORIQUEÉ

EL AMOR HA ALCANZADO SU ORILLA

SE APROPIA DE ESTA AMABILIDAD INTERIOR

OYÓ UN LLANTO

SEIS PIES POR DEBAJO

DENTRO DE SEIS SEMANAS

EL LÍO QUE DEJASTE

(TERMINARÁ )

TE VERÉ EN EL AMARGO FINAL

Monday, August 18, 2008

Hank Over, mejor podcast europeo.


Sí, queridos drugos, habéis leído bien: la conversación que grabaron David González & José Ángel Barrueco hace unas semanas para Me gusta leer sobre Resca/Hank Over, ha sido nominada al mejor podcast europeo...
Podéis audiarlo y votar desde:
http://podcast.megustaescribir.com/2008/06/30/hello-world/
Un colectivo de 37 autores emergentes, Los hijos de Satanás, reune sus textos, cuentos, crónicas, poemas en este volumen coordinado por los también escritores Vicente Muñoz Álvarez y Patxi Irurzun, con los que realizan su homenaje al escritor Charles Bukowski representante de una estética cruda, cruel e impudorosa que forma parte de las señas de identidad de la literatura más actual. Son textos que se mueven en esa línea descarnada y provocadora en los que la realidad muestra su cara más oscura, obscena e incorrecta.Representantes de una vanguardia de lo “literariamente incorrecto” sus textos conectan con la “ultima hora” de la literatura en castellano: la generación Nocilla, lo after pop, la generación 00, la literatura de los blogs, la cyberescritura. Un conjunto que constituye un pequeño acontecimiento.Hemos charlado con dos de ellos, José Ángel Barrueco y David González, sobre el libro, sobre Bukowski, sobre whisky y sobre la literatura de ayer y de hoy.
¡Nominados al mejor podcast europeo!
Hoy se acaba de anunciar la nominación de ME GUSTA LEER al premio EUROPEAN PODCAST AWARD. Este premio al mejor podcast europeo se falla por votación popular entre los oyentes de toda Europa. Agradecemos a nuestros oyentes la difusión que han dado al podcast y que nos ha permitido encontrarnos entre los nominados. Aquellos que descubráis el programa, ya sabéis: si os ha gustado, ¡ votad por nosotros!

Friday, August 01, 2008

Abel Ferrara

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Bestiario de hipnóticas descafeinaciones y rancias ternuras, by La Tóxica


Bestiario de hipnóticas descafeinaciones y rancias ternuras


Una mujer ficticia: la que ha arrojado sus entrañas a un ventilador.
Una mujer piltrafa: la que ha bendecido espinas con agua de mares arrumbados en el clóset.
Una mujer limítrofe: la que ha coleccionado bipolaridades, medicamentos y últimas recetas.
Una mujer disidente: la que en vez de aventar maldiciones arranca besos irrevocables.
Una mujer eclipsada: la que mengua casi todo con sus manos de luna mutilada.
Una mujer desconcertante: la que asiste a conciertos desolados.
Una mujer adulterada: la que revive en calamidades de dudosa procedencia.
Interludio ocular lisiado



Sonrisa tan medicinal, tan petrificante, tan...

tan-tan: sin fin y con tiernos movimientos registrados a mayor escala.

He comido vidrios y mi óptica cristaliza tu recuerdo de poros vacíos e hipoglusémica arritmia intravenosa.

He comido vidrios...

También tu rictus de apacible amor en silla de ruedas.
Éxodo punzocortante


Zurcido a mi espalda, mi piel de hoja seca te corta y te acaricia:

de alambre de púas somos mientras bailamos en las cenizas del edén.
Inmune y astillada: de un árbol te como sin arrancarte...




videotrauma vara

"A la Tóxica le gusta Corcobado. A Vara le gusta Corcobado. Y no creo en el azar. La Tóxica escribe desde las vísceras; no es fácil. Te implicas emocionalmente, te desnudas cerebralmente, te abres en canal y te muestras tal cual ante los demás como ofreciéndote en sacrificio ritual. Ella lo hace.
La Tóxica, además, domina el lenguaje de forma extraordinaria; un lenguaje que siguiendo las directrices de Burroughs diremos que es un virus que proviene del espacio exterior. Si esto es cierto, la Tóxica no es inmune a este virus, De hecho, ni siquiera parece buscar un antídoto; más bien lo contrario: deviene yonki de verbo que, en su caso, alcanza su cota más alta en una especie de aleación de intimismo descarnado y vómito anímico.
Amo la toxicidad poética de la Tóxica. Decididamente".

Vara, reflexionando sobre la Tóxica.