Wednesday, May 19, 2010

Pupa Morbo, by Daniela Montella.

Pūpa Morbo




















[Mr. Odio]



C’erano almeno due cose da notare mentre, sotto il pigro sguardo di un solo testimone, il tramonto si tingeva di rosso. La prima era l’assoluta mancanza di un qualunque essere vivente nel raggio di chilometri. Il vento soffiava sottovoce per non disturbare il silenzio. Sembrava ne avesse paura, e nessuno avrebbe potuto capirlo se non il suddetto testimone; ma questi era troppo preso dalla sua occupazione – criticare il tramonto – per spaventarsi. L’altra cosa da notare era il piccione appena morto nella bocca di quello che sembrava un cane impagliato. O meglio, le sue piume. Si staccavano a decine dal corpo immobile e cadevano come fatte di piombo. Il vento, per quanto discreto, non riusciva a muoverle; ma il testimone, dicevamo, non voleva interessarsi né al silenzio né alle piume. Preferiva studiare il modo in cui le nuvole al tramonto sembrassero sporche di sangue e come il mare, sotto, le osservasse morboso. Cercò di immaginare quelle nuvole come ad festoso banchetto di persone che mangiano altre persone. Uomini che mangiano madri, donne che inghiottono sé stesse, vecchi che si divorano gli intestini. Nuvole gonfie di carne cruda; nuvole cannibali. Avrebbe dovuto preoccuparsene, forse, come aveva sempre fatto il suo psichiatra. Gli chiedeva: cosa vedi qui? E mostrava una macchia. E qui? Altra macchia. Lui rispondeva subito – sangue, spesso, o una cistifellea ancora calda, o un’arteria incastrata fra gli incisivi – lo psichiatra scriveva qualcosa e lo mandava via. Si era preoccupato molto per lui; ma questo non aveva importanza, essendo morto. Le persone avevano un valore finché respiravano, ma avere potere era renderle oggetti. Al dottore aveva dato ascolto finché non aveva visto la sua testa spaccarsi, vuota, come un oggetto inutile, ed era stata la fine. Come terapeuta aveva solo sé stesso e non pensava di essere malato. Non c’era nulla da curare in una sana e costruttiva ossessione omicida. No, pensava Mr. Odio (si era ribattezzato così dopo la Prima Ondata che aveva distrutto gran parte degli uffici pubblici, e, di conseguenza, le facezie legate al suo nome): non era un assassino, ma un innocuo buongustaio.



Se qualcuno di sua conoscenza fosse sopravvissuto, gli avrebbe certo fatto notare la sua fortuna: trovarsi in una clinica isolata dal resto del mondo durante la Prima Ondata aveva fatto gran parte del lavoro. Poi l’infermiera, la signorina Malatesta – quanta ironia per una che lavorava coi pazzi! – andò in città e tornò senza braccio sinistro, né panico. Mr. Odio la ricordava con simpatia. Era rimasta calma, con la fede incrollabile e i sani principi, fino alla fine. Sarebbe stata una vittima perfetta, avrebbe pensato dopo. Non senza rammarico. Ma non aveva avuto modo di rimpiangerla subito: il morbo era fra loro. Da Malatesta alla caposala, dalla caposala al suo psichiatra, dal suo psichiatra a Leonardo – era uscito a fumare, il pezzente – e da Leonardo agli altri, attirati dalle urla. Mr. Odio si era salvato per quello che il suo psichiatra stava cercando di curare da anni: quel modo che aveva, sempre uguale, di avvicinare solo ragazzini dall'aspetto succulento, evitando qualunque altra forma di contatto umano. Era sbagliato, dicevano. Lo avevano sempre trattato come lo scarto, il pazzo, il criminale. E, alla fine, chi era sopravvissuto? Chi, fra tutti? Lui! Solo lui! Questo lo rassicurava: il mondo stava migliorando, ricompensandolo dei torti subiti. Avrebbe trovato nuovi posti da visitare, girato il mondo come aveva sempre sognato, e chissà: qualcuno, forse, era sopravvissuto comunque. Qualcuno con la placida grazia della Malatesta, con la carne tenera e un buon sapore. Sapeva, in qualche modo, che quella doveva essere la fine del mondo e che avrebbe dovuto rattristarsene, ma non gli riusciva. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era al tempo: era morto col mondo. Non esistevano più i giorni o i mesi, non aveva scadenze, non aveva medicine da prendere agli orari stabiliti (otto – dodici – sedici) e, di conseguenza, non esistevano gli anni: lui non sarebbe mai invecchiato. Non sarebbe mai morto. Aveva trovato la ricetta dell’eternità: rinunciare al tempo. A saperlo...



'Mr. Odio PARTE E VA, SIGNORI', pensò spavaldo. Sorrise al cielo cannibale. Si amava molto. Prese la strada lunga, quella che fiancheggiava la costa, per restare con il panorama mentre guidava. Il mare raccoglieva il sangue che cadeva dalle nuvole e le onde gli mandarono mille baci d’addio, augurandogli buon viaggio alla ricerca di una nuova, splendida ricaduta.



[Letizia]



“Non so dirti come sia cominciato tutto da me, ma posso dirti come è continuato: male. Insomma, chi se lo aspettava?” sbottò Michail nell’accendersi un’altra sigaretta con le mani tremanti e il fiato corto. La quarta in mezz’ora, secondo Letizia. Michail era strano, ma lei aveva già deciso di trovarlo simpatico. Era l’unico che avesse trovato in quattro giorni. Quattro soli, cinque lune, e abbastanza ricordi da rabbrividire per sempre: doveva farselo piacere per forza. All’inizio ne aveva avuto paura; tremava, balbettava, così lungo e secco, con i piercing e la testa rasata, la parlantina a scatti e senza un filo logico – come se i pensieri lo assalissero tutti insieme, e lui non avesse modo di scegliere a quale dare voce. Ma lei era troppo giovane e inesperta: una ragazzina sola dopo una catastrofe. Finire nelle mani di un criminale dall’aspetto pericoloso le sembrava normale: la sua sopravvivenza era fuori discussione. Michail, invece, non era né un pazzo né un assassino. Le aveva fatto vedere la sua casa, che aveva adibito a nascondiglio a prova di intrusi durante la Prima Ondata, e le aveva spiegato come se l’era cavata, con le scorte di cibo accumulate appena in tempo e la piccola radio che aveva costruito nella speranza di comunicare con altre persone; 'speravo di trovare qualcuno ancora vivo', aveva detto con l’aria di chi vede un desiderio realizzato a metà. Letizia, lo sapeva benissimo, non era l’ideale per lui. Non sapeva fare niente; l’unica cosa che le era riuscita bene era sopravvivere, e non sapeva neanche come avesse fatto. Non lo ricordava. Era come se i ricordi le avessero intasato il cervello, bloccandolo. Si sentiva un involucro vuoto. Era come se il morbo l’avesse colpita solo dentro, ma il suo corpo resistesse ancora.



“Insomma” stava dicendo Michail “so che improvvisamente tutti hanno cominciato a morire. Ma non erano morti normali, no: erano tutti manichini, ecco perché morivano. Diventavano di gesso, vuoti, e una roba vuota mica è viva, no?”

“No”

“Tu cosa sai?”

“Quello che mi stai dicendo tu”

“Io so anche altro” proruppe Michail, nevrotico “so che i medici hanno trovato un nome a ‘sto virus. Lo hanno chiamato pūpa, tipo marionette in greco, o latino, l’ho sentito in una delle ultime trasmissioni radio. Ma – dico – la gente muore e vuoi dargli un nome? Trova la cura, dico bene?”

“Già”



Rimasero in silenzio. La stufetta alogena illuminava la stanza di un giallo tenue e caldo, della stessa tonalità di un fuoco acceso, ma senza lo scoppiettìo del legno; questo fece calare tutto in un silenzio assoluto. Li avvolse. La stanza era impregnata di un silenzio agghiacciante, come quello che avevano respirato nelle strade. Era un silenzio che non si aspettava ci fossero ancora orecchie per sentirlo. Letizia pensò: silenzio. Aveva un nome. Dare un nome alle cose voleva dire renderle, a loro modo, reali. Con un nome avevano modo di essere toccate, percepite. Non bisognava avere paura. Questo le aveva detto la maestra, una volta, alle elementari:



“Dare un nome alle cose le rende meno spaventose”



Trasalirono entrambi. Lei aveva parlato ad alta voce senza accorgersene e si era spaventata da sola. Aveva parlato con un tono da vecchia allucinata che le aveva fatto venire i brividi. Non aveva mai sentito niente di simile. Era indecisa se preoccuparsi o scoppiare a ridere. Michail, dal canto suo, si era già ripreso.



“Cosetta” rispose “quella roba uccide. Che abbia un nome o no non importa. E comunque” aggiunse, in preda ad un altro pensiero improvviso “dicono che da qualche parte si siano radunate un sacco di persone per sfuggire al virus. Tipo ad est, verso la Slovenia. L’ho sentito nell’ultimissima comunicazione via radio. Ci andiamo?”



Lei lo guardò. Aveva una scintilla negli occhi, un estro selvaggio carico di promesse; e, per la prima volta da che era cominciato tutto, ebbe la precisa e netta sensazione di avere davvero, ancora, la possibilità di salvarsi. Fu forse per questo che risposte, subito:



“Sì.”



[Michail]



Io e la piccoletta decidiamo di avviarci. Mi sembra di dover partire per una vacanza al mare. Sono pieno di quel nervosismo fastidioso, acuto, un’ansia che corre sottopelle. Penso di aver dimenticato qualcosa. È un pungolo continuo dietro la nuca. È che stavolta non posso permettermi di dimenticare qualcosa. Non deve mancarci niente. Controllo tutto almeno dieci volte. Ho le coordinate, la benzina, l’acqua, le provviste. Siamo pronti. Lei la faccio entrare in macchina mezzo addormentata, le metto la cintura e le dico di continuare a dormire. Le piace fare l’adulta, ma io la vedo, con quegli occhioni e le braccia sottili come rametti secchi – non ha paura di rompersi, quando cammina? Io ne avrei. È una bambina. Deve ancora capire cosa sta succedendo. Conosce tutta la storia, ma non ha realizzato davvero. Come potrebbe? Alla sua età non mi rendevo conto neanche di chi fossi io. Di fronte ad un’epidemia del genere non avrei fatto niente. Mi sarei messo lì ad aspettare che venisse a prendermi. Avrei cercato il contagio, forse. Non avrei potuto fare altro. Perché invece non l’ho fatto? E lei, perché non lo ha fatto? Mi fa sentire strano. Pensavo che avere qualcuno a cui badare portasse sicurezza. Quando l’ho trovata, a camminare tutta calma fra i cadaveri – bambole di cartongesso coi vestiti, manichini scampati alle vetrine – avrebbe potuto essere un film tutto cadaveri e sparatorie e macchine veloci, diretto da Rodriguez – e lo avrei visto al cinema e mi sarebbe piaciuto – chi avrebbe interpretato me? – ho pensato di volerla difendere, e che questo mi avrebbe portato in capo al mondo. Adesso guido verso una destinazione completamente sconosciuta e non ne sono più così sicuro. Forse la ragazzina mi sta contagiando con la sua fragilità. La guardo e penso che un giorno avrò le sue stesse braccia rachitiche e gli occhi di brace. Forse non ho la stoffa del sopravvissuto e la mia è stata solo fortuna. Penso che, col morbo, tutto si basi sulla fortuna, quindi non è poi così sbagliato. Spero solo di arrivare alla base prima che finisca la benzina. Ho portato le scorte – abbiamo più taniche che provviste – ma non so se basteranno fin laggiù. Ma sopratutto, davvero, spero che ci sia qualcuno pronto ad aiutarci. Spero di non dovermi più affidare alla fortuna. Di veder crescere la piccoletta. Diventerà una donna cazzuta, e non mi sentirò più l’ultimo degli imbecilli inadeguati vicino a lei. Ci mettiamo in cammino. Metto i System of a Down a basso volume per non svegliarla. Penso che per quante volte io cerchi di ripeterlo non mi convincerò mai che è davvero tutto finito, e che questa non è una vacanza. Non so ancora come abbia fatto a cavarmela finora – è stato l’istinto – sono sopravvissuto per qualche decisione azzeccata senza sapere cosa ne sarebbe venuto fuori – e forse la cosa peggiore è questa: chi sopravvive non sa a cosa va incontro, e non può decidere che sia giusto. Dovevamo lasciar perdere e morire? Perché stiamo continuando? Non capisco. Canticchio e lancio uno sguardo alla piccola, e cerco di non pensare più. Penso troppo, e le idee fanno male all'anima.



[Mr. Odio]



La vede al limitare della stazione di servizio. Non sa quale strada ha percorso finora, e non gli interessa. Quando la nota decide che, ancora una volta, il mondo e il destino sono dalla sua parte, facendogli percorrere la via giusta fino a lei. Si concede il lusso di osservarla attentamente. Ha i capelli rossi ed è splendida, con la pelle palliduccia che lascia intravedere vene bluastre e una piccola bocca secca e senza colore, malata e debole. Le braccia diafane sembrano fatte di una carne delicatissima, da far scottare appena sulla piastra. Ha un’espressione da donna adulta – poco innocente, poco incline allo spavento – che non gli piace molto. Ma, pensa, con quel poco che è rimasto dell’umanità bisogna accontentarsi; indugia con lo sguardo sui suoi gomiti sporgenti e le ginocchia ossute, che, in effetti, la rendono ancora piccola. Indossa un paio di calzoncini che gli permettono di guardarle le gambe: ha un livido sul polpaccio sinistro e delle scarpe basse da cui spuntano dei calzini bianchi, che la rendono definitivamente una bambina; quel tanto che basta per convincerlo che, sì, sarà il suo prossimo pasto. Le nuvole cannibali lo hanno inseguito nel cammino, e i commensali con le bocche piene di sangue applaudono al suo nuovo pasto: 'scelta eccellente! Fantastica! Un piatto raffinatissimo!'



Lascia che lei lo veda, e che gli si avvicini. Due sopravvissuti che si ritrovano come potrebbe succedere a chiunque, in qualunque luogo del mondo. Gli dice che Michail, il ragazzo con cui è arrivata, è dentro a prendere delle provviste. Lui annuisce, sorride. Cerca di mascherare il disappunto nel vedersi consegnare fra le mani un ragazzo, un giovanotto che l’ha accompagnata, che è stato con lei. Un altro maschio che ha toccato la sua pelle, palpato la sua carne e le sue piccole ossa magre, non gli piace. Inoltre, non ha mai mangiato un maschio. Non hanno un buon sapore: non sono come le ragazze. Non hanno lo stesso gusto. Non c’è la stessa voglia. Pensa, con un moto di fastidio, che, con le poche scelte a disposizione, forse si dovrà ridurre a mangiare anche dei maschi. Mai, pensa. Piuttosto morirà di fame. Ma le nuvole, ingozzandosi di viscere, gli ricordano che non è il momento di preoccuparsene. Che faccia il gentiluomo col suo pasto. La guarda, le sorride di nuovo. Si presenta come uno psichiatra scampato per miracolo al morbo che ha infettato i suoi pazienti.



[Letizia]



Letizia era sollevata. Dunque non erano i soli sopravvissuti. Il fatto che ci fossero anche altre persone confermava quello che aveva già cominciato, timidamente, a sperare: c’erano altre persone, e forse alla base di cui parlava Michail avrebbero trovato la salvezza. Le era sembrato in parte un discorso folle, dall’altro aveva voluto crederci. Ed ecco quel qualcuno: quello che avrebbe dovuto rinnovare le loro energie, la loro speranza. Avrebbe voluto urlare, chiamare Michail e farlo accorrere, presentarli, abbracciarlo. Dirgli: 'avevi ragione, Michail'. Era felice. E fu in quell’istante che accadde tutto. Il mondo intorno a lei cominciò ad agitarsi, senza apparente ragione. Come se intorno a lei fosse esploso tutto. Solo dopo capì che il nuovo arrivato l’aveva colpita alla testa. Avrebbe dovuto spaventarsi, forse, o urlare, ma non ne ebbe il tempo. Sentì del sangue colarle addosso, e solo dopo capì che era il suo. Doveva averla colpita con un sasso, o qualcosa del genere, alla testa. Ebbe il tempo di pensare: com’è possibile che sopravvivano i cattivi? Dopo fu ancora peggio, a terra, con le sue mani intorno al collo, che cercava di leccarle via il sangue dalla ferita. Le sembrava di essere fatta di aria, di non avere un vero corpo, di non poter combattere. Il peso svanì pochi istanti dopo. Era Michail, che cercava di combattere contro quell’uomo. Avrebbe voluto aiutarlo, cacciare quel pazzo, scappare prima che succedesse altro. Ma qualcosa non andava. Era una sensazione strana che le fece alzare la testa. Era il silenzio. Già non stavano urlando più. Quando si rese conto della situazione, era troppo tardi: Michail aveva toccato il sangue. Sapeva che in qualche modo era colpa del suo sangue se lui era lì, a terra, le gambe già bianche come quelle dei manichini.



[Michail]



Letizia mormora il mio nome. Sembra mortificata. Non prova dolore – non ne vedo – solo dispiacere. Ha paura per me. Non ha ancora realizzato. Mi guarda. Sarà una bella donna. Deve sopravvivere. Lei non è come me – non avrà dubbi. Ce la farà. Vorrei dirle qualcosa. Qualcosa che possa ricordare. Andrà tutto bene, Cosetta. Se solo potessi. Parlare. Mi chiede scusa. Mi guarda negli occhi. Spero che non pianga. Che sia forte. Cerco di formulare una risposta – non ci riesco – non ho più le gambe – non ho più la pancia – riesco a muovere solo le braccia – vorrei toccarle una guancia – farle capire che non deve scusarsi – non è colpa sua – non è normale, è portatrice sana o come si dice, è una di quelle che non si ammaleranno mai, ce la può fare – Letizia è un’epidemia, e quelle non muoiono – il braccio si ferma a metà strada – sembra che stia facendo l’autostop – come quella volta che andai in Croazia in autostop – era bella la Croazia – e guardo la mia mano diventare un niente – non sento più la mano – strano, non fa male – apro la bocca – devo respirare – a cosa serve? Vorrei guardarla ma non riesco a muovere gli occhi – sono secchi secchi – nonvedonientenonvedononvedo



[Mr. Odio]



“Il tempo non esiste” mormorò.



Il tempo non esisteva, no, e non sarebbe mai guarito. Doveva pur esserci qualcosa per confutare questa tesi: qualcosa che gli dicesse che no, non poteva guarire, ma il morbo non lo avrebbe ucciso lo stesso. Non ne ebbe la forza. Dedicò il suo ultimo pensiero alla bella Adele, quattro anni, carne di burro e ossa di grissino. Anche lui aveva avuto quattro anni, ma nessuno lo aveva mangiato in tempo per impedirgli di arrivare a diciassette e farne fette in padella. Il pensiero di quella carnina tenera gli fece prudere le gengive. Sospirò ricordando il primo, estatico morso, e non si mosse più. I suoi capelli caddero, come piombo. Di lui non rimase altro che una figura di cartongesso in impermeabile. Accanto, il suo pasto mancato stringeva un manichino bianchissimo. Gli avventori della cena cannibale si allontanarono dal cielo in punta di piedi per non dare fastidio. Il vento, intanto, riprendeva a soffiare impetuoso: non aveva più paura.





Daniela Montella




(La traducción es regular tirando a mala... google translator y eso, pero este relato vale la pena... un poco de trabajo e imaginación... y si alguien sabe italiano me haría un favor enorme)



Pupa enfermedad

[Mr. El odio]



Había por lo menos dos cosas a la nota, mientras que en el ojo perezoso de un solo testigo, la puesta del sol se convierte en rojo. El primero fue la falta absoluta de cualquier ser vivo, por millas. El viento soplaba suavemente para no perturbar el silencio. Me parecía que era miedo, y nadie podía entenderlo si el testigo dijo, pero él estaba demasiado preocupado por su trabajo - para criticar la puesta del sol - para asustarse. Otra cosa a la nota fue la paloma recién muerta en la boca de lo que parecía un perro de peluche. O mejor dicho, sus plumas. Fuera de las docenas de la caída de un cuerpo como propiedad y de plomo. El viento, sin embargo discreto, no podía moverse, pero dijo que el testigo, no quería o la atención al silencio o plumas. Prefería estudiar cómo las nubes al atardecer parecían sucias y la sangre como el mar, bajo, comentarios mórbida. Trató de imaginar las nubes como banquete festivo de gente que come la gente. Los hombres que comen las madres, las mujeres que ingieren por derecho propio, los ancianos comen los intestinos. Las nubes hinchadas con la carne cruda; caníbales nubes. Él debe preocuparse, tal vez, como siempre lo había hecho su psiquiatra. Preguntas: ¿qué ve usted aquí? Mostró una mancha. ¿Y aquí? Otra mancha. Él respondió de inmediato - de sangre, a menudo, o una vesícula biliar todavía está caliente, o una arteria situada entre los dientes - el psiquiatra escribió algo y lo despidió. Fue muy preocupados por él, pero eso no importaba, estando muertos. La gente se vale para respirar mientras, sino para tener poder para hacer que los objetos. El médico no hizo caso hasta que vio la cabeza de su ruptura, vacío, inútil como un objeto, y que era el fin. Como terapeuta sólo tenía a sí mismo y no se considera enfermo. No había nada que tratar en una asesina obsesión sana y constructiva. No pensó el señor del odio (que pasó a llamarse así que después de la Primera Ola, que destruyó gran parte de las oficinas del gobierno, y, en consecuencia, las bromas relacionadas con su nombre) no era una asesina, sino un gourmet inofensivo.



Si alguien sabía que había sobrevivido, habría sin duda tomó nota de su buena suerte: estar en una clínica aislada del resto del mundo durante la primera ola había hecho gran parte del trabajo. Entonces la enfermera, la señorita Malatesta - demasiada ironía para alguien que trabajó con locura! - Fui a la ciudad y regresó sin su brazo izquierdo, o pánico. El Sr. odio recordado con afecto. Ella se mantuvo en calma, con una fe inquebrantable y principios sólidos, hasta el final. Sería una víctima perfecta, pensó más tarde. No sin pesar. Pero no tenía forma de lamentar una vez: la enfermedad estaba entre ellos. Malatesta de la enfermera, la enfermera de su psiquiatra, por su psiquiatra a Leonardo - había ido a fumar, el mendigo - por Leonardo y otros, atraídos por los gritos. El Sr. Odio lo que había ahorrado para su psiquiatra estaba tratando de tratar durante años: que la forma en que había, siempre el mismo, sólo niños, pero buscan ofrecer suculentos, sin ninguna otra forma de contacto humano. Fue un error, dijeron. Él había tratado siempre como la desviación estándar, los locos, los criminales. Y, por último, aquellos que habían sobrevivido? ¿Quién, entre todos? Él! Sólo él! Esto lo tranquilizó: el mundo está mejorando, lo gratificante de los daños sufridos. Encontró nuevos lugares para visitar, recorrió el mundo como él siempre había soñado, y quien sabe, alguien, tal vez, había sobrevivido de todos modos. Alguien con una gracia calma de Malatesta, la oferta de carne y buen sabor. Él sabía, de alguna manera, que este sería el fin del mundo y que debe llorar, pero no pudo. Lo único que podía pensar era en el momento en que fue muerto para el mundo. No hubo más días o meses, no tenía plazos, ni medicinas había que tomar para establecer los tiempos (8:00 a 12:00 - dieciséis) y, por tanto, no existía años: él nunca años. nunca moriría. Ella encontró la receta de la eternidad: es hora de darse por vencido. Para saber ...



"El Sr. Odio PARTE VA, Señor ', audaz pensamiento. Sonrió al caníbal cielo. Nos encantó. Él tomó el largo camino que discurría junto a la costa para quedarse con el punto de vista durante la conducción. El mar recoger la sangre que caía de las nubes y las olas le envió un adiós mil veces, deseándole un buen viaje en busca de una nueva recaída, hermoso.



[Letizia]



"No puedo decir cómo comenzó todo de mí, pero te puedo decir cómo fue: il. Quiero decir, que lo esperaba? "Snapped nell'accendersi Mikhail otro cigarrillo con manos temblorosas y la respiración. El cuarto en media hora, de acuerdo con Letizia. Mikhail era extraño, pero ella ya había decidido que le gusta. Fue el único que había encontrado cuatro días. Sólo cuatro, cinco lunas, y los recuerdos lo suficiente a temblar siempre tenía que tener el placer de la fuerza. Al principio tuve miedo, temblando, tartamudeando, siempre y seco, con piercings y un cabeza rapada, la charla y bruscos sin lógica - como si los pensamientos le asaltaban todos juntos, y él no tenía forma de elegir qué dar voz. Pero ella era demasiado joven e inexperto: una niña de sólo después de una catástrofe. Caer en manos de un criminal buscando peligrosas parecía normal: su supervivencia estaba fuera de toda duda. Michael, sin embargo, no era ni un loco ni una asesina. Él había mostrado su casa, que fue utilizado como una prueba de intrusos escondite durante la primera ola, y explicó cómo se había escapado, con reservas de alimentos acumuladas justo a tiempo y de la pequeña radio que había construido en la esperanza de comunicarse con otras personas "Tenía la esperanza de encontrar a alguien vivo", dijo con el aire de quien ve cumplido un deseo por la mitad. Letizia, que sabía que no era justo para él. No se pudo hacer nada, lo único que era bueno fue capaz de sobrevivir, y no sabía cómo lo hizo. No me acuerdo. Era como si los recuerdos que había bloqueado el cerebro, bloqueándola. Ella era una cáscara vacía. Era como si la enfermedad había alcanzado sólo en el interior, pero su cuerpo aún resisten.



"Bueno," Michael estaba diciendo "Yo sé que todo el mundo tiene de pronto comenzaron a morir. Pero las muertes no fueron normales, no, todos eran ficticias, por eso murieron. Se convirtió en yeso, vacío, vacío y la materia no tiene ni siquiera vivo, ¿no? "

"No"

"¿Sabes qué?"

"Lo que me estás diciendo"

"Sé que otra cosa", exclamó Miguel, neurótico, "Yo sé que los médicos han encontrado un nombre en 'Yo soy virus. Llamaron a pupa, tipo de marionetas en griego o latín, escuché una de las transmisiones de radio por última vez. Pero - le digo - la gente está muriendo y le das un nombre? Encontrar la cura, ¿no? "

"Sí"



Ellos se quedaron callados. El calentador halógeno iluminó la habitación con la luz amarilla y cálida, la misma sombra de un incendio, pero sin el crepitar de la madera, y esto bajó a todos en absoluto silencio. Envuelto ellos. La habitación olía a un silencio escalofriante, ya que había respirado en las calles. Era un silencio que no esperaba que hubiera más oídos para oír. Letizia pensamiento: el silencio. Y tenía un nombre. Nombrar las cosas la intención de traer a su manera, de verdad. Con un nombre así que tuvo que ser tocado, de fieltro. No tengas miedo. Este le había dicho a la maestra una vez en la escuela primaria:



"Nombrar las cosas las hace menos aterradora"



Ambos quedaron boquiabiertos. Había hablado en voz alta sin darse cuenta de ello y tenía miedo por mí mismo. Hablaba con un tono que había perseguido espeluznante de edad. Nunca había oído nada igual. Fue sin saber si reír o preocuparse. Mikhail, mientras tanto, ya se habían reanudado.



"Cosetta", dijo "eso mata. Tener un nombre o no no importa. Y de todos modos ", añadió, en medio de otro pensamiento repentino", dicen que en algún lugar nos hemos reunido un montón de gente para escapar de los virus. Escriba el este, hacia Eslovenia. He oído en la comunicación de radio muy pasado. ¿Nos vamos? "



Ella lo miró. Tenía un brillo en sus ojos, un talento salvaje lleno de promesas y, por primera vez se inició todo, tenía la sensación clara y distinta de que realmente, de nuevo, la posibilidad de escapar. Tal vez por esta razón que responde de inmediato:



"Sí"



[] Mijaíl



Shorty y yo decidimos entrar. Creo que tienen que viajar a una playa de vacaciones. Estoy lleno de nerviosismo que la ansiedad molesta, aguda que se ejecuta bajo la piel. Creo que se me olvidó algo. Es un estímulo constante detrás de la cabeza. Es que el tiempo no puede permitirse el lujo de olvidar algo. No faltará nada. Control total de por lo menos diez veces. Tengo las coordenadas, gasolina, agua, tiendas. Estamos listos. Usted consigue la mitad de coches dormido, me puse el cinturón y lo digo volver a dormir. A ella le gusta hacer el adulto, pero veo con los ojos y los brazos tan delgados como ramas secas - no tiene miedo de romperse, cuando camina? Me gustaría tenerlo. Es una niña. Tiene sin embargo, para entender lo que está sucediendo. Él sabe toda la historia, pero en realidad no tenía. ¿Cómo podría? A su edad no se dan cuenta de quién era yo. Ante una epidemia no habría hecho nada. Yo pondría allí esperando para venir a buscarme. He probado el contagio, tal vez. Yo no podía hacer otra cosa. ¿Por qué no he hecho? Y ella, porque no lo ha hecho? Me hace sentir raro. Yo pensaba que tener a alguien para cuidar a lograr la seguridad. Cuando encontré a caminar con calma entre los cadáveres - Placas de yeso con ropa de muñecas, maniquíes sobrevivido las ventanas - podría ser un cine de todo cadáveres y tiroteos y los coches rápidos, dirigida por Rodríguez - y he visto la película y yo le hubiera gustado - que me juego? - Pensé que de querer defender, y que esto me llevaría a la cabeza al mundo. Ahora conduzco a un destino es completamente desconocido y no están tan seguros. Tal vez la niña me está afectando con su fragilidad. Espero y creo que un día voy a tener los brazos raquíticos propios y los ojos de fuego. Tal vez yo tengo los ingredientes de una sobreviviente y yo tenía suerte. Creo que, con la enfermedad, todo ello basado en la suerte, entonces no es tan malo. Sólo espero llegar a la base antes de que se quede sin gas. Yo traje las poblaciones - tenemos más tanques que disponen - pero yo no sé lo suficiente allí. Pero, sobre todo, de verdad, espero que haya alguien dispuesto a ayudar. Espero no tener que depender más de la suerte. Para ver el pequeño crezca. Conviértete en un dorks mujer y me siento más insuficiente el último de los idiotas a su lado. Empezamos a caminar. Ponga System of a Down volumen bajo para despertarla. Creo que las veces que trato de no repetir nunca me convencen de que es realmente por todas partes, y que esto no es un día festivo. No sé todavía cómo me las arreglé para conseguir por fecha - Fue el instinto - Yo sobreviví a una buenas decisiones pocos sin saber lo que vendría a cabo - y tal vez lo peor es esto: los que sobreviven no saben lo que se enfrenta, y no puede decidir lo que es correcto. Hemos tenido que darse por vencido y morir? ¿Por qué nos sigue? No entiendo. Zumbido y echó un vistazo al bebé, y tratar de no pensar. Creo que demasiado, y las ideas son el alma mal.



[Sr. El odio]



Él ve el borde de la estación de servicio. No sabe qué camino recorrido hasta ahora, y no estaban interesados. Cuando la nota que decide, una vez más, el mundo y el destino está de su lado, haciéndole recorrer el camino hasta ella. Tiene el lujo de observar con cuidado. Tiene el pelo rojo y hermoso, con la piel que sugiere venas palliduccia azules y una boca pequeña en seco e incoloro, enfermo y débil. Los brazos parecen hechos de una carne translúcida delicado, como para quemar la placa. Su expresión por la mujer adulta - un pequeño e inocente, poco inclinados a temer - que no le gusta mucho. Pero, piensa, con lo poco que queda de la humanidad debe ser contenido, se detiene en los codos con sus ojos saltones y las rodillas huesudas, que, en efecto, hacen que sea aún menor. Lleva un par de pantalones cortos que le permitan mirarle las piernas: tiene una contusión en la pantorrilla izquierda y zapatos planos de la que brotan de calcetines blancos, por lo que es definitivamente una niña, lo suficiente para convencerle de que sí, que será su próxima comida. caníbales nubes han seguido el camino, y los invitados con la boca llena de sangre aplaudir su nueva comida: "elección excelente! ¡Fantástico! Un plato refinado!



Deje que lo vea, y que se aproxime. Dos sobrevivientes que se reúnen como le puede pasar a cualquiera en cualquier parte del mundo. Michael le dice que el chico con el que vino, está de vuelta de las provisiones. Él asiente con la cabeza, sonríe. Trataremos de enmascarar la decepción al ver sus manos entregar un niño, un joven que la acompañaba, que estaba con ella. Otro muchacho que toca su piel, le tocó la carne y sus huesos pequeños delgada, no le gusta. Además, nunca ha comido un niño. No sabía bien y no son tan niñas. Tienen el mismo sabor. No es el mismo deseo. Piensa, con un gesto de fastidio, que, con pocas opciones disponibles, tal vez debería reducir a comer los machos. Alguna vez, piensa. En lugar de morir de hambre. Pero las nubes, rellenos de entrañas, que le recuerdan que es hora de que preocuparse. Eso hace que el caballero con su comida. Las miradas, las sonrisas en ella otra vez. Aparece como un psiquiatra escapó por milagro de la enfermedad que ha infectado a sus pacientes.



[Letizia]



Letizia se planteó. Así que fueron los únicos sobrevivientes. El hecho de que había otras personas confirmaron lo que ya había comenzado tímidamente a la esperanza: había otras personas, y tal vez la base mencionada por Mikhail encontraría la salvación. Él le había parecido, en parte, un discurso absurdo, el otro quería creer. Y aquí es que alguien que renovara su energía, su esperanza. Quería gritar, llamar a Michael y que se ejecute, presente abrazarlo. Di: "Ustedes tenían razón, Mikhail. Él estaba feliz. Fue en ese momento todo sucedió. El mundo a su alrededor comenzó a moverse, sin razón aparente. Como si hubiera explotado a su alrededor. Sólo después se dio cuenta de que el recién llegado había golpeado en la cabeza. Él debe tener miedo, tal vez, o gritar, pero no tengo tiempo. Colarle sentía en su sangre, y sólo entonces se dio cuenta de que era suyo. Debe de haber golpeado con una piedra o algo así, a la cabeza. Tenía tiempo para pensar, ¿cómo pueden sobrevivir los malos? Después fue aún peor, en el suelo con las manos alrededor de su cuello, tratando de lamer la sangre de la herida. Ella parecía estar hecha de aire, no tener un verdadero cuerpo no puede luchar. El peso desapareció instantes después. Mikhail fue, tratando de luchar contra ese hombre. Quería ayudar a darle una patada tan loco, huye antes de que sucediera más. Pero algo andaba mal. Era un sentimiento extraño que le hizo mirar hacia arriba. ¿Fue el silencio. Ya no estaban gritando más. Cuando se dio cuenta de la situación era demasiado tarde: Mikhail había tocado la sangre. Sabía que de alguna manera era culpable de su sangre si él estaba allí, en el suelo, las piernas blancas como las que han de maniquíes.



[] Mijaíl



Alegría en mi nombre. Al parecer, mortificado. No en el dolor - No puedo ver - sólo dolor. Tiene miedo por mí. ¿No ha comprendido aún. Ella me mira. Será una hermosa mujer. Para sobrevivir. Tú no eres como yo - no tendrá dudas. Lo hará. Quiero decir algo. Algo que pueda recordar. Vas a estar bien, Cosette. Si tan sólo pudiera. Speak. Pido disculpas. Mira a los ojos. Espero que no lloran. Eso fue genial. Yo trato de formular una respuesta - No puedo - no tengo las piernas - no tengo el estómago - Sólo puedo mover los brazos - Déjame tocar la mejilla - a entender que no debe pedir disculpas - no es su culpa - no es normal, es un portador o como se dice, es aquel que no nunca se enferman, que se llevará a cabo - Letizia es una epidemia, y los que no mueren - el brazo se detiene a mitad de camino - que parece ser enganche - como el tiempo me fui haciendo dedo en Croacia - Croacia era hermosa - y ver mi mano convertirse en nada - no puedo sentir mi mano - extraño, no hace daño - que abro la boca - Respiro - ¿qué es? Me gustaría ver, pero no puede mover los ojos - se seca seca - nonvedonientenonvedononvedo



[Mr. El odio]



"El tiempo no existe", murmuró.



No había tiempo, no, y nunca se pondría bien. Tenía que haber algo para refutar esta tesis: algo que decirle que no, que no podía curar, pero la enfermedad no lo mata lo mismo. Nunca tuvo la fuerza. Dedicó sus últimos pensamientos a la bella Adela cuatro años, la carne y los huesos de mantequilla palitroque. También tenía cuatro años, pero nadie había comido a tiempo para impedir que lleguen a los diecisiete años y hacer cortes en la cacerola. La idea de que lo hizo picar las encías Carnino licitación. Suspiró, recordando la primera, no morder éxtasis y moverse de nuevo. El pelo le caía, como el plomo. Él no era sólo una figura en un yeso resistente al agua. Además, no celebró su comida un muñeco blanco. Los clientes de la cena caníbal se retiró del cielo de puntillas para no molestar. El viento, por su parte, vuelve a ocupar golpe violento No tenía miedo.





Daniela Montella

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