Tuesday, June 08, 2010

Le dimissioni di Dio. (Cortometraje experimental)



Le dimissioni di Dio

di Daniela Montella




E al primo posto nella classifica dei libri più venduti in Italia c’è “Campare facendo i leccapiedi e conservare un sorriso smagliante”, il manuale di sopravvivenza economica che è diventato un caso nazionale.



Passiamo adesso alle curiosità: agli esseri umani di tutto il mondo è misteriosamente arrivata una lettera firmata dal Signor Dio, che oggi ha presentato ufficialmente le sue dimissioni. Questo bizzarro e folkloristico personaggio si è quindi fatto da parte lasciando all’umanità un semplice messaggio scritto. Con un esclusivo sottofondo musicale, disponibile da domani sul nostro sito internet, leggeremo insieme la sua lettera:



“Cari figli, ancor più care figlie,

senza la minima gioia decido oggi di rassegnare le mie dimissioni. Ho riflettuto a lungo sul mio e vostro destino; ho pianto inondazioni, singhiozzato terremoti e rinunciato alle glorie della vita celeste, tormentato com’ero da profondi dilemmi e terrore per il vostro bene, il vostro futuro, la vostra salvezza. Non sono felice, figli, per questa decisione, per quanto sia l’unica possibile. Ho abbandonato il mio amore smisurato per la razionalità che voi, nel corso dei secoli, mi avete insegnato, e ho capito di non essere più presenza gradita.



Voglio mitigare i vostri dubbi, semmai ne avrete: siete stati amati, figli, e tanto, più di quanto vi abbia concesso di concepirne. Avevo paura di ferirvi, con il troppo amore, e per questo vi ho negato di conoscerlo appieno. Vi ho regalato il mio, ho fatto di tutto. Vi ho regalato la gioia del sorriso. Se i fiori hanno un profumo e le farfalle un colore, se il sole vi scalda e la luna vi affascina è per rendervi felici. Ho creato le lucciole, la rugiada, gli arcobaleni, i colibrì, le onde, per voi.



Ho riempito il mondo di sognatori, per vederli umiliati; i giochi di luce nel ghiaccio nell’Artico, per vederli sciogliersi; il canto delle balene, nato per riempirvi di meraviglia, l’ho visto arpionato e ferito, mangiato, mandato a morire in fondo all’oceano; ho riempito l’Africa di diamanti e musica e l’ho vista cadere sotto mille colpi di guerra. Ho creato le donne per la loro bellezza e gli uomini per difenderle. Li ho visti stuprarle, beffeggiarle, forzarle agli orrori, ferirle, scoraggiarle, cacciarle, ucciderle. Nonostante questo vi ho amato, figli miei, perché speravo che andaste oltre. Avevate ancora tanto, troppo, da imparare. Ho pensato che fosse giusto non intervenire.



Potreste chiedervi perché vi ho dato tutto questo, perché vi ho creati e cresciuti. Il motivo è molto semplice, sciocco, banale perfino: mi sentivo solo. Perfino gli illimitati poteri e la vita eterna e la conoscenza infinita diventano pesanti, dopo milioni di miliardi dei vostri secoli passati alla ricerca della perfezione. E la tristezza, figli, anche quella non ha limiti. Non per gioco siete qui, ma per mitigare la mia disperata solitudine. Ho riso con ognuno di voi, ho pianto per voi, vi ho abbracciati nel sonno, vi ho aiutati, vi sono stato vicino, ho sempre cercato di farvi sentire amati e protetti. Lo so, figli, non siete perfetti; né ho mai preteso che lo foste. Non vi ho creati per avere il pieno controllo su di voi, non ho voluto rendervi come me. Non ha senso creare e amare un essere, se questo non ha in sé vita, possibilità di amare per sua libera scelta. In verità vi ho dato il più prezioso dei doni: poter apprendere, imparare, sbagliare. Provare rabbia, dolore, avere coraggio.



Non vi ho creati per essere d’accordo con me, ma per pensare, creare, perfino odiarmi e rinnegarmi, se questo vi avesse resi felici. Sarei stato ben lieto di ascoltarvi comunque. Nessuna imposizione vi è mai stata data. Non sopporto, ora, di vedervi al collasso. Vedervi ciechi, sordi, insensibili a tutto. Le stelle vi sono indifferenti, la bellezza della pioggia vi infastidisce, vi lamentate per il sole e distruggete tutto ciò che ho cercato di donarvi. Ma non è colpa vostra, figli, è colpa mia. Avete fatto tutto nel mio nome. Avete ucciso, torturato, distrutto intere civiltà nel mio nome. Avete basato le vostre vite su una sorta di competizione per decidere chi avesse ragione a credere in cosa, quando tutto quello che volevo era di vedervi amarvi l’un l’altro, con gioia, serenità, pace e vita.



Per questo decido di andarmene; sono certo che, una volta sparito, voi sarete in grado di apprezzare quello che vi ho donato. Non litigherete più e saprete amarvi, saprete essere davvero felici, insieme, uniti. Rimpiango quel giorno perché non potrò vederlo. Io non ci sarò più, ma il mio amore sarà sempre con voi.



Con le lacrime più nobili e sacre che possa dedicarvi,

e con infinita speranza,

firmo le mie dimissioni.



Dio.”



Bene, cari telespettatori. Non ci sono né angeli né demoni, ora. Non ci sono comandamenti, non ci sono messe domenicali, periodi di Ramadan, feste obbligate, pellegrinaggi alla Mecca, pomeriggio alla Sinagoga, pulizia del Tempio; non ci sono santi e nessuno riconosce i laici. Non ci sono più croci né statue né simboli. Nessuna guerra di religione, nessun attentato, nessuna promessa di vita eterna.



Evidentemente, cari telespettatori, non c’è più nessun Dio.

Siamo liberi.



È tutto per questa sera; grazie dell’attenzione, e arrivederci.




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